Mar. Mar 19th, 2024

L’arte millenaria della panificazione

Lo sviluppo della civiltà, intesa come società in embrione di individui che collaborano per un bene comune, si deve principalmente all’elaborazione e alla lavorazione di cibi primari.

Circa 1,5 milioni di anni fa, ci fu la prima cottura di pietanze dopo la scoperta del fuoco e la prima scintilla liberata.

La cottura dei cibi crudi, soprattutto di cibi come carne e pesce, era importantissima e apportò moltissime migliorie: rendeva gli alimenti più morbidi alla masticazione, uccideva i batteri e aumentava la loro digeribilità.

La sedentarietà della civiltà comportò l’esigenza di raccogliere ed immagazzinare i cibi: circa 10.000 anni fa si adottò il metodo della salatura per la conservazione dei cibi. Ancora oggi, questo sistema di conservazione rimane fra i più utilizzati, se escludiamo l’ausilio di strumenti elettrici, come i nostri frigoriferi o congelatori.

In Sudan, presso un sito preistorico, sono stati ritrovati alcuni piatti di ceramica con dei resti di pesce sotto sale, per conservare i cibi nei periodi di scarsità. Non si conosce che tipo di pescato fosse ma è strabiliante l’aver scoperto del cibo ancora conservato proprio grazie al sale.

Già 14.000 anni fa si conobbe l’uso dei cereali, lavorati in una rudimentale ed elementare panificazione.

Le donne dell’era del Paleolitico, abituate a un tipo di vita stanziale, iniziarono a coltivare cereali.

I più diffusi erano il farro, l’avena e l’orzo.

I cereali venivano trasformati con l’acqua e, impastati gli ingredienti, il composto veniva lasciato su una pietra arroventata; probabilmente erano simili a piccole polente, molto farinose e basse.

I pionieri della panificazione con lievitazione furono gli Egiziani nel IV millennio a.C. ; la lievitazione avveniva esponendo la farina all’aria aperta.

La cottura dell’impasto, invece, avveniva all’interno di forni con forma cilindrica ricoperti di mattoni d’argilla per una migliore conduzione del calore.

L’arte della panificazione nell’antichità era un segreto da custodire gelosamente, quasi un miracolo che avveniva senza  un “come”.

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