L’esplosione dell’Autunno racchiusa in un frutto
Le castagne hanno una lunga storia da raccontare che passeggia per i campi ed entra nei salotti nobiliari senza chiedere permesso. Erano un cibo povero, dono della terra, racchiuse nei loro gusci pungenti e spinosi sono state alimento per contadini e montanari ,utilizzate in cucina soprattutto per la loro versatilità. Da dita callose abituate a lavorare la terra finirono, in una stretta di pugno, tra quelle pallide e delicate delle nobildonne.
Il loro viatico per l’alta società è stato lo zucchero e la loro paziente e meticolosa cottura. Racchiuse da violette candite in un connubio cromatico di alta raffinatezza oltre che di gusto, i Marron Glacè, erano considerati di buon auspicio per l’anno che stava per arrivare.
La nascita dei Marron Glacè è una disputa ancora contesa tra Francia e Piemonte. Il racconto francese rivela che siano nati in Francia a Lione nel XVI secolo. L’altro racconto sostiene invece che siano nati tra le dita di uno chef dei Savoia.
La gestazione dei Marron Glacè è lenta e scrupolosa, i frutti vengono calibrati e tarati per dimensione e peso, immersi in acqua per un periodo lungo nove giorni, pelati e bolliti e infine ricoperti di una glassatura di sciroppo di zucchero che viene riscaldata gradatamente.
La canditura ha la durata di sette giorni, poi vengono predisposti su delle griglie a far colare lo zucchero in eccesso.
Un velo bianco di zucchero leggero si poggia delicatamente su di loro come neve sulle montagne in inverno. Mangiate davanti al focolare le castagne sanno d’Autunno, calore e passato perso nei ricordi.