Ven. Ott 4th, 2024

Il trigesimo nella Basilica dell’Assunta.

Venerdì 3 febbraio duemila23, per il Trigesimo del ritorno alla Casa del Padre del Caro Ing. Roberto Vigliotti, nella Basilica di Maria SS. Assunta familiari, parenti e tantissime persone si sono riunite per ricordare una persona meravigliosa, un Uomo giusto, un Uomo d’altri tempi. Come sempre, Padre Santino ha coinvolto emotivamente l’uditorio quando, con dovizia di particolari, ha tracciato la figura dell’Ing. Roberto Vigliotti, elencandone le virtù che furono realtà luminose della Sua vita. Prima della santa benedizione, un momento veramente toccante è stato quello in cui il Dott. Marco Vigliotti, a nome dei parenti tutti, ha voluto ricordare lo zio Roberto con le profonde, affettuose parole che riportiamo integralmente:

“Chest’è a vita… così recitava uno dei Tuoi ultimi componimenti. A significare come anche il passaggio alla vita eterna vada accettato come fatto ineludibile…a maggior ragione quando la vita vissuta sia stata particolarmente carica di contenuti. Così come è stato per Te.

Perché… non sei stato solo il marito, il padre, il nonno, lo zio, l’amico, o semplicemente l’Ingegnere per altri, ma qualcosa in più.  Amante degli studi classici e cultore della napoletanità, hai saputo trasmettere ad ognuno di noi, in maniera sempre opportuna, mai per fare sfoggio di eloquenza, ma al contrario con la semplicità e l’ironia che ti era propria, aneddoti, aforismi, wellerismi, racconti di un tempo passato, come perle di saggezza perché    calati, in quanto ancora attuali, nel vissuto quotidiano dei nostri giorni.

La musica, il teatro e la commedia, la storia e la filosofia, la poesia: un mondo di interesse che è stato parte integrante della Tua vita. Tutto quanto per la passione e l’orgoglio di appartenere a questa terra.

Avremmo voluto dedicarTi un brano di Libero Bovio o di Salvatore di Giacomo, di E.A. Mario, o di Ernesto Murolo, o di Salvatore Gambardella, o il passo di una commedia di Eduardo Scarpetta, gli autori che più amavi e che attraverso te abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare.  Ma la solennità della circostanza ed i canoni liturgici non ce lo consentono.

Ridenno e pazzianno; Antiquae sententiae nun falliscene maje; Anduvina, anduvinella; Mmescafrancesca; una raccolta di poesie e canti di guerra; Le voci di strada degli ambulanti napoletani; Gli aneddoti borbonici e… Chest’è a vita… Sono soltanto alcuni dei testi da Te elaborati. Custode prezioso delle memorie di famiglia, hai avuto il pregio di mantenere vivo il ricordo dei nostri cari attraverso una e più raccolte di aneddoti e storie. Dicevi tu a noi: non rappresentano solo un retaggio atavico che va sempre rinverdito, per un puro fatto affettivo, ma sono importanti anche perché espressione della “sapienza dei popoli” di quel tempo passato. Ricordo, studio e passione.

L’atto di accendere quel computer ogni mattina per intraprendere una nuova ricerca, pur sapendo che le sofferenze fisiche della giornata sarebbero state uguali se non superiori a quelle del giorno prima, è stato e sarà per noi ammirevole esempio di attaccamento alla vita ed ai suoi migliori contenuti. Fino all’ultimo Tuo componimento che, con lucida consapevolezza, hai sottotitolato “Il Canto del Cigno” quasi a presagire che di lì a poco te ne saresti andato. Leggere ogni tanto un passo dei Tuoi scritti ci permetterà di mantenere vivo il ricordo che avremo di te: espressione di saggezza, di cultura, di attaccamento alla nostra terra. E per non dimenticare che, in tutto questo, sei stato “anche” un Ingegnere”.

E lo stimatissimo Estinto, per la Sua simpatica e continua partecipazione al tradizionale evento natalizio “Natale  in poesia”, rimarrà con affetto nel ricordo di quanti ne hanno apprezzato le doti poetiche e l’originalità delle sue ricerche.  A nome mio e della Redazione della Tribuna in rete rivolgo, ancora una volta, alla Signora Enza, ai figli Raffaella, Rosario e Marco, alla sorella Giovanna e ai fratelli Mario e Silvio l’espressione delle più sentite condoglianze.

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